Negli ultimi 20 interminabili mesi è successo di tutto.
Naufraghi tra la vita e la morte, in questa follia pandemica che ci ha precipitati in una zona di confine tra l’incubo e la realtà, siamo stati attaccati, maltrattati, insultati, condannati.
Televisioni, giornali, opinione pubblica, hanno descritto il lavoro di cura di tante persone per bene come una attività di segregazione ed i lavoratori delle RSA come ostinati oppositori della naturale relazione umana. Neo restauratori dell’istituzionalizzazione.
Col fiato sospeso, in un equilibrio ancora precario, in attesa del prossimo inverno, abbiamo accolto con piacere le recenti disposizioni governative che mettono gli anziani fragili nelle RSA come priorità per il richiamo del vaccino. Evviva.
Ma non basta. Le RSA sono completamente sparite dai radar della politica, sfuggite all’attenzione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Una mancanza che giudichiamo grave, un segno di irresponsabilità verso le esigenze di assistenza di molte persone anziane fragili. Eppure non mancano le conoscenze sull’aumento degli anziani, della loro età media, del proporzionale aumento della disabilità correlata all’età, della drastica riduzione delle risorse familiari, delle situazioni di isolamento, di emarginazione, di abbandono.
Una moltitudine di vecchi soli e malati, spesso senza una famiglia di appoggio o con famiglie che non riescono a prendersene cura, che chiede di poter vivere con dignità questa parte della vita. A casa propria molti, altri in RSA.
Le RSA sono mondi che contengono la vita, sono luoghi in cui la realtà dell’anziano, nelle sue crepe fisiche e psichiche, si ricompone. Bisogna ritrovare il senso della cura, consapevoli che nelle RSA le persone ci vanno per migliorare la propria condizione di vita, non per peggiorarla.
Da qui la necessità di ritrovare le energie necessarie per proseguire sulla strada del rinnovamento a partire da oggi, dal nostro controcanto.
L’obiettivo è fare insieme il punto della situazione delineando al contempo un percorso di crescita e sviluppo, valorizzando la nostra presenza nel territorio e le competenze tecniche, professionali, umane di chi vi lavora con passione e generosità.
Giorgio Pavan, Marco Trabucchi
IL CONVEGNO
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